Frida Kalho è una delle pittrici di cui si è parlato di più, in Europa, negli ultimi anni. Tutti noi sappiamo almeno qualcosa della sua vita privata: l’incidente subito a soli 18 anni che le spezzò la spina dorsale, l’amore per il noto pittore Diego Rivera, le scimmie tra i suoi animali domestici; ma c’è un dipinto meno noto considerabile la summa dei suoi pensieri che merita di essere approfondito. L’opera intitolata L’abbraccio d’amore dell’universo, la terra, io, Diego e il signor Xóloti è visibile, ancora per qualche settimana, nella mostra monografica dedicata all’artista ospitata nel Museo delle Culture (MUDEC) di Milano.

È una tela pregna di significato con molti elementi che rimandano all’antica mitologia messicana e alla sua terra natia, come vedremo. Per prima cosa è evidente, sin dalla parte alta della tela, il principio dualistico che trova paralleli nella filosofia dello Yin e dello Yang; a sinistra viene rappresentato il mondo delle tenebre con la luna, a destra, invece, il sole nel mondo della luce. Il significato che emerge è che il giorno e la notte si completano, infatti solo l’unione tra la spiritualità luminosa e la materia oscura è capace di generare il nucleo dell’universo, che tiene tra le sue gigantesche braccia la Madre Terra. Questa, rappresentata come la dea atzeca Cihuacoatl, è fatta di fango e dà vita a tutto ciò che esiste.  Dal suo grembo, secondo la mitologia atzeca, avrebbero avuto origine tutti gli arbusti messicani, tenuti in vita dal nutrimento elargito, in quest’opera, da una goccia di latte che cola dal seno della dea.

La Madre Terra inoltre abbraccia anche la stessa Frida che, a sua volta, tiene in grembo l’amato Diego Rivera. L’iconografia con cui l’artista si rappresenta è quella medievale della Madonna in trono, ma tra le sue braccia non tiene un figlio (Frida infatti ebbe tre aborti spontanei), ma suo marito rappresentato nelle sembianze di un Buddha. Egli sulla fronte possiede il terzo occhio, simbolo di saggezza, e regge in mano la fiamma purificatrice, segno di rinascita. L’intreccio delle mani sul petto di Diego simboleggia il fatto che ciascuna figura in quest’opera è dipendente dalle altre, infatti gli uomini o gli arbusti non potrebbero esistere senza la dea Madre, la quale a sua volta non esisterebbe senza la Madre Universale.

Nella parte bassa del dipinto, infine, sono raffigurate le due grandi braccia dell’Universo e sulla sinistra troviamo il Señor Xoloti: il cane di razza itzcuinti, tra gli animali domestici preferiti dall’artista. Questo rappresenta la divinità atzeca a forma di cane che, secondo la mitologia, accompagna i defunti nel loro ultimo viaggio. Con questo animale si completa il principio dualistico che abbiamo trovato all’inizio dell’opera. La vita e la morte vengono inserite nella poetica dell’artista e concorrono a creare quella armonia universale che Frida ha tanto cercato in tutta la sua sfortunata esistenza e che ha ritrovato solo nell’idea dell’amore universale. Anche qui però emerge un certo pessimismo. Frida raffigura infatti questo sogno di equilibrio come precario: le radici della madre universale, simbolo di stabilità, penzolano nell’aria.

Anna Flavia Arisci

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